Esistono oggetti che riescono a tramandare la memoria. Una memoria che attraversa il mondo dei morti per invadere le case dei vivi, che vogliono dimenticare e cercano di fingere che persone, rapporti, situazioni semplicemente, non siano mai esistite. Ma quel che si caccia fuori dalla porta, prima o poi, rientra sempre dalla finestra: il passato presenta il conto, e si pagano interessi salati.
Nella bella favola di Michelangelo Cannizzaro sono gli adulti che tentano di nascondere i fantasmi ai bambini: per paura di rivelare relazioni illecite, negano loro la possibilità di capire, di andare al di là, di valicare dei confini: in questo caso, quello fra i morti e i vivi. Barriere che possono essere di classe, di religione, di ideologia, di razza, di genere, di sesso: tutte sovrastrutture costruite dai grandi per impedire ai piccoli di stare insieme, per insegnare i pregiudizi necessari alla conservazione sviluppo e perpetuazione di una società che chiude la gente in gabbia.
E' l'arte che, in molti casi, riesce a liberare la coscienza: la musica che agisce a livello subliminale e porta ad intuire ciò che ancora non si riesce a comprendere. Sono le melodie immortali di Schumann, Tchaikovskij, Rachmaninov, Mozart che fanno varcare i confini, infrangono il limite fra questo e l'altro mondo, e impongono finalmente alla vecchia zia di rivelare la verità alla nipote consapevole dell'esistenza di un segreto che deve essere svelato.
Nulla ci dice il racconto delle reazioni di Emily alla confessione della sorella di sua madre: aspettiamo la prossima puntata della storia...
Michela Zucca, antropologa
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